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L’ENEIDE DI DIDONE: due chiacchiere con Marilù Oliva

Marilù Oliva firma L’ENEIDE DI DIDONE (Solferino), e per la prima volta la fondatrice di Cartagine e sovrana illuminata ha una voce forte, chiara, limpida. Per la prima volta, Didone non è solo la regina abbandonata da Enea che si tolse la vita per la disperazione. Abbiamo incontrato l’autrice per saperne di più, e per scoprire come sia nata questa storia che abbiamo finito di leggere alle 5 di mattina, conquistate!

La trama

Didone ha conquistato con l’astuzia una terra per il suo popolo, i Fenici, sulle coste africane. Regina senza re, ha fondato Cartagine, l’ha cinta di mura, l’ha dotata di leggi. Ma è assediata dall’avidità dei capi nomadi, stanca delle quotidiane fatiche diplomatiche, preoccupata per il futuro e si sente sola. Un giorno approdano le navi degli stranieri: sono fuggiti da Troia in fiamme e li guida un eroe di cui lei ha udito cantare le gesta, Enea.

Comincia così una delle più grandi storie d’amore, tradimento e disperazione mai raccontate, immortalata nell’Eneide di Virgilio. Ma c’è una voce da cui non l’abbiamo mai sentita narrare. Quella della protagonista, Didone stessa, donna forte e sopravvissuta a mille traversie che pure si uccise per amore. O almeno, questo è ciò che sappiamo. Ma come sono andate «davvero» le cose? Qual è la versione al femminile dietro alla partenza di Enea da Cartagine e al suo viaggio verso la penisola italica, che portò alla fondazione di Roma? Meglio di chiunque altra lo sanno forse due dee, Giunone e Venere. L’una è la guida agguerrita di Didone, l’altra è l’amorevole protettrice di Enea. E un conflitto divino farà da sfondo a una sorprendente avventura umana sulle due sponde del Mediterraneo, che cambierà le sorti del mondo.

Con audacia e talento, Marilù Oliva entra nei pensieri e nei sentimenti di una delle più appassionate e tragiche eroine della letteratura d’ogni tempo. Arricchendone la vicenda non solo di sfumature e intuizioni, ma di avvincenti e inattese svolte narrative, dimostra ancora una volta l’inesauribile potenza del mito. E delle donne.

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L’intervista

Trovo che sia un tempo entusiasmante per la rivisitazione del mito, soprattutto grazie alle opere di scrittrici di talento. State restituendo alle figure che abbiamo studiato come “figlie di, mogli di, abbandonate da, morte per” una loro tridimensionalità. Come si inserisce questo tuo lavoro sul mito nel tuo percorso di scrittura, e quanto era stretto il tuo rapporto con queste storie?

Vengo dal liceo classico come te, e ho un rapporto stretto e radicato col mito. Hai ragione, è un momento scintillante per quanto riguarda la rivisitazione del mito! Grazie a voci contemporanee come quella di Madeline Miller, senza però dimenticare che la strada era stata aperta da Christa Wolf con le sue Cassandra e Medea. Nel mio caso si inserisce anche nel mio percorso personale di narrazione delle donne. Se il giallo mi permette di affrontare temi come la disparità sul lavoro o le violenze di genere, la rivisitazione del mito mi offre altre opportunità.

Non posso non chiedertelo: e le dee?

Le dee mi affascinano, ma non so ancora quando prenderò coraggio e scriverò di loro. Ci sto un po’ girando intorno. Le dee non sono perfette, ma anzi, ogni loro capriccio ed emozione è quasi esasperato. Hanno un rapporto quasi primordiale con i loro stessi desideri. noi ci controlliamo molto di più. Bisogna sondare bene anche la dimensione dell’eternità.

Una piccola provocazione: non sarà proprio questa imperfezione, ad affascinarci? Mi spiego. Sono frutto di un’educazione cattolica, e per me il contrasto tra il Dio onnipotente e onnisciente dell’Antico Testamento, “corretto” poi in positivo nel Nuovo Testamento con un messaggio di amore e misericordia assoluti, e le divinità del mito è stridente e lampante. Ma non è forse più affascinante il loro vivere così visceralmente le emozioni? Forse è per questo che ne troviamo tracce ovunque, dai libri agli anime, dalla moda ai videogiochi?

Sicuramente questa imperfezione affascina. Ma pensiamo anche quanto il mito sembra aver già scritto tutto. Pensiamo alla criminologia, a quante casistiche si possano ricondurre a quanto narrato dal mito greco e latino. È anche la cascata di punizioni e castighi che si innesta nel mito, fino a quando non si ripristina l’equilibro. E infine, ricordiamo che nel mito nasce il nostro immaginario come suggerivi tu. Ne ritroviamo tracce persino nel lavoro di Hayao Miyazaki!

Come sei diventata una scrittrice? E da dove arriva l’ispirazione?

Scrivo da sempre, da quando ero bambina. Disegnavo e sognavo di fare il liceo artistico, ma poi mi è stato imposto il classico. E io disegnavo sotto i banchi! È stato solo all’università che ho imparato a scrivere, anche se non pubblicherò mai ciò che ho scritto allora. Sono scritti acerbi, che però mi sono serviti per imparare. Dico sempre che la scrittura per me è una via di mezzo tra una droga e un amante! Qualcosa di cui non so fare a meno, e per cui trovo sempre il tempo.

E la scrittura ha cambiato la tua idea di Didone?

Molto! Non dico che la disprezzassi, ma non approvavo il suo comportamento. Il suicidio mi sembrava così privo di senso! Una donna come lei, dopo il dolore che aveva attraversato, il tradimento… non riuscivo a sopportarlo. Studiando però ho scoperto che la sua storia pareva essere ispirata a quella di una regina realmente esistita, che davvero arrivò con una flotta conquistando un pezzo di terra per fondare il suo regno. Una donna forte e sui generis, che nella leggenda si uccide per la libertà, non certo perché abbandonata da un uomo. Scrivendo e scoprendo questo “mito prima del mito”, ho anche scoperto una nuova Didone, e spero di averle reso giustizia con il mio romanzo.

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L’ENEIDE DI DIDONE di Marilù Oliva (Solferino) è in libreria.

Milanese di nascita e nel cuore. Vivo di digital marketing di giorno, e di letture matte (ma mai disperatissime) di notte. Bevo litri di tè nero, e colleziono tacchi alti, con cui riesco a non perdere mai un treno.

One Comment

  • Silvia Trevale

    Sì, è proprio tempo di miti. Ho riempito uno scaffale con pubblicazioni direttamente o indirettamente collegate all’argomento. Un interesse nato addirittura all’epoca delle elementari, quando per la prima volta entrati in contatto con la storia antica, il mito della fondazione di Roma e proseguito più avanti con i miti greci, la lettura di Iliade e Odissea. E letture come Medea di Christa Wolf. E malgrado siano passati tanti anni, il fascino di queste storie e dei personaggi che continuano a tenerle vive per me non accenna a spegnersi.

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